Da che mi ricordi, ho sempre amato i gatti. Il loro mondo fatto di movenze eleganti e salti flessuosi e perfetti, di sguardi carichi d’oro e di giada mi ha sempre affascinato! Da piccola non li ho mai potuti tenere, perché sia mio padre che mio fratello erano (e sono ancora!) allergici al loro pelo, ma quando ho avuto la possibilità, a ventitré anni, di lavorare in un ufficio e di andare a vivere da sola (più precisamente con l’uomo che sette anni dopo è diventato il padre dei miei figli), ho avuto il tanto desiderato gatto: Fofo. Uno splendido soriano grigio, timido e scontroso, con bellissimi occhi gialli. Sapeva benissimo, il Fofo, di essere bello e spesso lo trovavi immobile, come una sfinge, pronto a farsi ammirare.
Oggi il Fofo ha circa tredici anni, ha i reumatismi e la sua bellissima coda ad anelli grigio chiaro e scuro è piegata ad angolo retto. Non salta più, ma ti chiama perché tu lo possa prendere in braccio ed appoggiare sul tavolo della cucina, l’unico posto dove mangia, poiché in casa ci sono due altri giovani gatti che divorano insaziabili tutto quello che trovano nella ciotola ed il Fofo è troppo signore per mandarli via. Non ha mai litigato, neppure quando era un cucciolo assieme ai fratelli e sorelle e non litiga nemmeno ora. Aspetta che i giovani abbiano finito e ti guarda con infinita pazienza.
Sa bene di essere il preferito. Lui dorme sul divano, mentre gli altri due dormono in giardino. Lui ha la cassetta in veranda, mentre gli altri due mici devono arrangiarsi fuori, anche d’inverno.
Se lo chiami – Fofo! – lui si volta e ti risponde. Ha sempre risposto al suo nome, perché è stato lui a sceglierlo. Quando era a casa nostra da un paio di mesi, lo abbiamo chiamato con tanti nomi. Ne ricordo uno “Messner”, datogli per la sua passione ad arrampicarsi ovunque, soprattutto sulle tende, ma anche sugli armadi, dove si nascondeva per tutto il giorno. Una volta si è perfino arrampicato sull’albero di Natale – un pino comprato al mercato – e, con metodo, lo aveva letteralmente spogliato di tutte le palle colorate. Da allora abbiamo optato per l’albero finto, che lui non ha mai degnato di uno sguardo.
E’ sempre stato un signore, il Fofo e quando sbaglia un salto od una mossa, si ricompone mortificato. Una volta l’ho canzonato: “sei proprio un fofo!” dissi così, d’istinto, senza nemmeno sapere se quella parola voglia dire qualcosa o no. Lui mi ha guardato con i suoi occhi liquidi e ha miagolato. In realtà ha fatto il moto di miagolare, perché il Fofo odia alzare la voce e odia anche sprecare il tempo a parlare.
“Fofo” ripetei io.
“mao” ripeté lui.
Da allora è stato Fofo.
5 fusa:
Questo è il tuo gatto? Che codone!!! ^--^
@Maramao76: il primo gatto non si scorda mai!
Ci sarebbe da imparare da tuo gattone...
Clelia
Questo gatto è adorabile!
@Clelia: ciao! Benvenuta su questo mio blog! Sai quello che penso? Che hai ragione: c'è sempre da imparare dagli animali che ci vivono accanto.
Spero di risentirti presto!
@Fata bianca: del resto c'è un gatto che non lo è? Ciao e a presto anche a te!!
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